Corte Medievale – Teatro delle Fonti

Sino alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, le fontane pubbliche fornivano quotidianamente l’acqua alla popolazione. Le Fonti Antiche di Ripatransone, poste appena fuori le mura cittadine, hanno mantenuto intatta la forma originaria. La loro storia è una storia comune a quella di molte altre fontane delle Marche. Le prime notizie scritte sulle fontane, risalenti al Trecento, attestano che esse appartenevano di diritto alla comunità e che la loro costruzione doveva essere fatta nei luoghi più comodi e utili alla popolazione. A costruzione ultimata, il Comune vi apponeva lo stemma per attestarne la proprietà.Negli statuti comunali del secolo XIV si sottolineano ripetutamente l’obbligo e la necessità di mantenere in buono stato le fonti, con la proibizione di lavarsi anche i soli piedi o di fare “bructuram” a meno di due canne di distanza. Queste norme, che imponevano tra l’altro l’uso di brocche anziché caldarelle per attingere l’acqua, restarono in vigore fino a quando le fontane furono utilizzate quotidianamente dalla popolazione.Le brocche, di diversa forma e funzione, venivano confezionate con argilla dalle abili mani dei vasai, secondo un’antica tradizione che a Ripatransone si è mantenuta viva per tutto ilXX secolo, nella storica bottega della famiglia Peci, dove i vari oggetti in terracotta venivano fabbricati da una famiglia di artigiani che si è tramandata il mestiere di generazione in generazione. Le brocche venivano portate con abilità sul capo dalle donne, che le poggiavano su di un fazzoletto attorcigliato a forma di ciambella.Altro mestiere legato alla storia delle fonti era quello dell’acquaiolo, ovvero di colui che portava a pagamento l’acqua potabile dalla fonte pubblica nelle case all’interno delle mura urbane. Le fonti ripane, come molte altre, avevano la funzione di lavatoio comunale. Quello della lavandaia, infatti, è stato per lungo tempo un lavoro molto popolare e comune alle donne, che andavano con il carretto a ritirare i panni sporchi nelle case e li avvolgevano in mucchi, separando i bianchi da quelli colorati e contrassegnando con fili diversi quelli di ciascuna famiglia. A lavoro concluso li avrebbero riconsegnati a casa asciutti e piegati.Vi erano diverse tipologie di lavatoio: dal più semplice al più articolato funzionavano tutti con un sistema idraulico a caduta delle acque, per il recupero destinato all’irrigazione dei campi. I più diffusi erano quelli a vasca unica, a cielo aperto o semplicemente protetti con tettoia di legno o contro parete. Quelli più articolati avevano più vasche in sequenza contro parete sotto archi e man mano che la vasca si avvicinava alla fonte d’acqua avveniva il ciclo del risciacquo.Fonti e lavatoi erano costruiti spesso in pietra ben squadrata o in mattoni sovrastati da pietra locale, alternati a ciottoli di fiume o a cotti di fortuna. Alcune furono realizzate con materiali di derivazione di scavi archeologici. Le ultime, quelle che ancora oggi restano come vestigia del passato, risalgono quasi tutte alla fine dell’Ottocento.